Altro che hacker, i presunti “spioni” di Equalize confezionavano dossier soprattutto grazie ai dipendenti infedeli tra i ranghi delle forze dell’ordine, della pubblica amministrazione e delle società di manutenzione dei sistemi informatici. Pochi intrusi a rubare i dati, perché i ladri per lo più si nascondevano in casa. Digitavano comodamente password e username dai loro uffici, per nuotare liberi nell’oceano delle informazioni riservate. Nessun controllo dai piani alti, malgrado gli alert e i report sugli ingressi nei database.