Era già successo nel corso dei giorni successivi alla cosiddetta “Operazione Cronos“, con le forze internazionali di UE, USA e Regno Unito che avevano preso possesso delle infrastrutture (in particolare di un sito dei data leaks) riconducibili a LockBit. Tempo una settimana e la cybergang – che agisce e si finanzia attraverso attacchi di tipo ransomware – si è riorganizzata (nonostante alcuni arresti “eccellenti) e ha dato vita a nuove offensive. E oggi, dopo aver svelato l’identità della persona che si celava dietro il nickname LockBitSupp...