TRIESTE Melara è difficile da capire. «Melara bisogna viverci. Mi Melara me la sento dentro». Daniela Gianmatteo abita nel quadrilatero da vent’anni. Il giorno in cui le dissero che avrebbe dovuto portare le sue tre bambine a stare lì, nel cubone di cemento invaso dai graffiti, ha pianto. «Mi sembrava una prigione», ammette.
Ma il vissuto poi è stato diverso. In quel quartiere-esperimento, racconta, è stata capace di amicizie profonde, esperienze collettive, riscatto individuale: è stata operatrice sociale...